Vi è mai capitato di vedere un film più volte e riuscire a cogliere nuovi messaggi ad ogni visione?

“500 days of Summer” è uno di quei film. Corre l’anno 2009, e tu sei un ragazzino un po’ alternativo a cui piacciono i The Smiths: trovi tremendamente carine le passeggiate da Ikea e le ragazze con le gonne a ruota e i fiocchi nei capelli, e selezioni le persone in base ai loro gusti musicali. Forse hai già avuto un’esperienza amorosa, o forse no, ma i pali te li sei presi eccome.

E incappi in questo film, romantico ma non d’amore, con un messaggio cinico ed esistenzialista, e pensi “Questo è uno dei miei film preferiti”.
Come è ovvio che sia, simpatizzi per Tom, che è praticamente come speri di diventare in futuro, e verso Summer nutri un conflittuale rapporto di amore e odio. Ti dici che la maggior parte delle ragazze è composta da stronze totali tipe poco empatiche, scarabocchi qua e là frasi come “Colora la mia vita con il caos dell’inquietudine” e vai avanti con la tua vita, tenendo bene a mente che le Summer ti rovineranno l’esistenza.

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Però continui a sognare di disegnare palazzi sui loro avambracci, perché questo è tremendamente indie.

Adesso, che corre l’anno 2019, ti lasci andare alla tentazione di rivedere questo film: l’odio per Summer, d’altronde, va rinfocolato almeno una volta ogni dieci anni.
Così scopri che non soltanto Tom ha la maturità sentimentale di un diciottenne un po’ lagnoso, ma che la sua idea di amore non sta veramente né in cielo né in terra.
Sorprendentemente, ti ritrovi a rivalutare Summer, l’Anticristo. 
Summer si auto-definisce una ragazza indipendente, che si infastidisce perfino nel sentirsi definire come “la ragazza di qualcuno”. Ma nel finale nel film, come sappiamo bene, si sposa con un uomo che conosceva da pochissimo tempo. Tu magari dirai “ma certo, è una stronza totale! tipa poco empatica!”  
La verità è che, molto semplicemente, Tom e Summer insieme centravano come un banana split con i carciofi, o il Milan con la Champions League.
La loro relazione inizia con i presupposti più banali del mondo: si trovano carini a vicenda e ascoltano i The Smiths, cosa che si potrebbe dire di un buon 60% dei ragazzi cresciuti nell’emisfero boreale negli anni ’80-’90. Tom si illude che i piccoli dettagli di Summer siano un segno evidente della sua perfezione, perché ha già deciso che quella è la donna della sua vita e non è in cerca di prove, bensì di conferme costanti della sua tesi.
Non lo sfiora nemmeno il pensiero che non centri nulla con lui.
Questa è la visione dell’amore più ingenua, tipicamente adolescenziale.

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Aspetta, mi stai dicendo che il fatto che a entrambi piaccia Ringo non fa di noi delle anime gemelle?? Ma questo è assurdo!!

Summer naturalmente si accorge prima di Tom che le cose siano destinate ad andar male, e non perché sia una donna, significativamente superiore in quanto a percezione, ma perché è una persona di natura disillusa e Tom ai suoi occhi non è granché interessante. 
Da qui l’epilogo: a Tom crolla il mondo addosso, Summer si dice che questa non è che l’ennesima conferma della sua scarsa stabilità sentimentale, ma poi di lì a poco trova “quello giusto” e si sposa.

Il dialogo conclusivo tra i due è sorprendentemente profondo. Summer dice a Tom che lui aveva ragione, che è vero che l’amore esiste e che è bella l’idea di legare la propria esistenza a qualcun altro (per quanto ciò appaia al contempo anche abbastanza spaventoso), ma… Non aveva ragione a pensarlo di lei.
Sorpresa! Non puoi decidere chi sarà la donna della tua vita.
Ma quando arriva, te ne accorgi.

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La “nuova” Summer è la visione dell’amore maturo, che si lega ad una persona in base ad una compatibilità reale e non perché vuole l’amore a tutti i costi. Non ci è dato sapere chi sia l’uomo che Summer ha sposato; potremmo quasi giurare che si tratti di un grande ascoltatore di musica indie, ma soprattutto con una natura più simile alla sua, tendenzialmente indipendente e magari anche un po’ disilluso circa l’esistenza del “grande amore”.
La cosa interessante del grande amore è non ci si può credere o non credere: si tratta di un semplice evento che a volte avviene nelle vite di quelli che ripetono “Io al grande amore non ci credo”, e non a quelli che stanno lì a cercarlo disperatamente tra mille compatibilità su Tinder. Anzi, chi lo cerca a volte non lo trova proprio perché non vede il mondo circostante, perso com’è dietro l’ennesima persona che ascolta i The Smiths… Proprio come Autumn, di cui Tom non si era minimamente accorto perché non stava “prestando attenzione”.

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Quanto è facile lanciarsi nella ricerca della persona ideale? Così facile che non ci soffermiamo nemmeno un minuto a chiederci quanto noi siamo  ideali, e soprattutto per chi. Molti dei nostri errori di giudizio sentimentali derivano dalla scarsa conoscenza che abbiamo di noi stessi. Riusciamo a fare una summa molto precisa di film e generi musicali preferiti, ma quanti di noi sono veramente sicuri di ciò che cercano in una persona? Certo: fedeltà, attenzioni, affetto, sicurezza… Si potrebbe andare avanti per mezz’ora elencando una serie di cose che in realtà sono implicite nell’idea stessa di relazione. Si sta bene insieme, ci si piace, il sesso è ottimo, e allora si chiudono gli occhi su tutte quelle differenze macroscopiche come la visione della famiglia, del lavoro, del futuro…
E poi un giorno, dopo sette anni di relazione, Pino e Pina si lasciano a un passo dall’altare perché lui ha realizzato all’improvviso che non vuole al suo fianco una persona senza ambizioni, intellettualmente poco stimolante, disposta a seguirlo ovunque ma senza dei progetti suoi. Magari anche pancina.
E in sette anni Pino aveva avuto duecento occasioni per accorgersene. Ma, madre di tutti gli errori, cosa si era detto? Quattro parole:

Ma io la amo!

Come se l’amore fosse qualcosa che esista prima, e a prescindere da qualsiasi divergenza d’opinione e differenza caratteriale, e fosse basato su… Una freccia scoccata da Cupido? Una mera attrazione sessuale? Un trovare tutto sommato accettabile l’altro?
Possiamo sempre scegliere se vivere la vita da Tom, accontentandoci di ciò che troviamo e facendocelo andar bene finché lo sopportiamo, o vivere da Summer: stare bene da soli, e lasciare quella condizione solo per stare meglio. Questo porta ad essere considerati degli stronzi totali tipi poco empatici, ma alla lunga si dimostra la scelta che crea più benessere collettivo. E meno abbandoni all’altare quando tutti hanno già comprato vestiti, regali eccetera.

Ricordate: Summer si odia fino a quando non si realizza quanto avesse ragione.
E non le si dice comunque mai che aveva ragione, perché, senza una ragione ben precisa, un po’ si merita di essere trattata da… Sì, proprio da stronza.
Ma dentro, beh, lo si sa che aveva ragione lei.

[Nota a margine: non basta ascoltare i The Smiths per essere l’anima gemella di qualcuno, ma che anima gemella non ascolta i The Smiths? Siamo seri! Diffidate di chi non ascolta i The Smiths, sempre. “To diiie by yooour side is such an heavenly way to diiiieee”]